Questa è la storia vera di una delle prime volte in cui ho obbligato il mio maritino ad indossare la gabbietta tutto il giorno ed ad uscire di casa indossandola.

Quella mattina lo svegliai con molta dolcezza, gli chiesi di andare in bagno a lavarsi e di tornare subito, perchè lo aspettava una bellissima sorpresa. Al suo ritorno gli consegnai un pacchettino, un regalo tutto per lui. Lo aprì e dentro ci trovò la gabbietta. Ovviamente la conosceva già, l’avevo già obbligato ad indossarla altre volte. Proprio per questo mi guardò stranito.

Io lo accarezzai e gli dissi di indossarla, che quel giorno sarebbe stato a mia completa disposizione e che se si fosse comportato bene sicuramente avrebbe avuto la sua ricompensa.

Eravamo sul letto, ricordo che la indossò di corsa, e appena fu pronto, mi alzai e gli dissi di vestirsi perchè saremmo usciti a fare shopping. Vidi il suo sguardo che cercava la chiave per liberarsi, ma dolcemente lo rassicurai che non avrebbe mai più visto la chiave se non obbediva immediatamente ai miei ordini.

Così uscimmo di casa, prima in centro a passeggiare e a guardare le vetrine. Ogni tanto gli sussurravo all’orecchio qualche volgarità per eccitarlo. Altre volte invece gli ricordavo come era conciato nelle mutande, si sentiva un po’ imbarazzato dalla gabbia di castità che indossava sotto i suoi pantaloni.

Ma uno dei momenti più divertenti fu quando entrammo in un grosso negozio di calzature. Ho iniziato a provarmi quante più paia di scarpe possibili. Alcune erano molto sexy, altre proprio no. Lo stavo distruggendo, ormai era esausto.

Fu a quel punto che presi tra gli scaffali un paio di stivaletti dal gusto molto dubbio e molto equivoche, di quelle con zeppa e tacco altissimo, quel tipo di scarpa che non riusciresti mai a portate per più di 5 minuti.

Le presi e gliele mostrai, in attesa di un cenno da parte sua. Guardò gli stivaletti e mi chiese se effettivamente fossero comode.

Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai che l’avremmo scoperto subito.

Così cercai il numero adatto al suo piede, gli consegnai la scatola e gli indicai il camerino.

Arrossì leggermente, era titubante. Ma bastò un mio sguardo per convincerlo ad entrare nel camerino. Indossò le scarpe con un po’ di goffaggine, ma con il mio supporto incoraggiante, iniziò a camminare, o perlomeno cercava di camminare. Era tutto molto strano e soprattutto scomodo per lui, ma anche sorprendentemente divertente.

Non riuscivo a smettere di ridere mentre si sforzava di camminare con quei tacchi alti.

Dopo la giornata continuò tra tante risate e shopping, e alla fine, con le borse piene di acquisti e i cuori pieni di gioia, tornammo a casa, dove lo liberai dalla gabbietta e gli concessi la sua giusta ricompensa.

Quella giornata di shopping si rivelò essere un’esperienza memorabile per entrambi. Ci eravamo divertiti ed avevamo sperimentato cosa voleva dire indossare la gabbietta per tutto il giorno anche fuori di casa (cosa che purtroppo per lui sarebbe diventata un abitudine).

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